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Che cos'è la kinesiopatia (parte II)

la visione kinesiopatica

Come Kinesiopati, pur tenendo in considerazione la diagnosi eseguita da un medico o da un ortopedico, la nostra visione dei modelli di adattamento corporeo, lo studio dell’integrità del corpo inteso come un insieme armonico e non come una serie di segmenti distinti, ci porta ad avere una visione terapeutica sostanzialmente differente: un eventuale problema ad una spalla, alla cervicale od alla schiena per il Kinesiopata possono essere l’espressione di uno squilibrio generato in distretti corporei molto distanti, che manifesta l’alterazione con un “campanello d’allarme” distrettuale.

Una periatrite scapolo-omerale può derivare da uno squilibrio conseguente ad un problema disfunzionale dell’apparato gastrointestinale, può essere la manifestazione di un trauma contusivo alle caviglie od alle gambe, una problematica conseguente ad una malocclusione o l’estrinsecazione di un vissuto emotivo o quant’altro: la diagnostica kinesiopatica differisce sostanzialmente da quella ortopedica ed il Kinesiologo non si occupa solo di dolori muscolari od articolari, ma di alimentazione, di stress emotivi, di differenti forme di “malattia” guardandole non come patologie, ma come espressione di uno squilibrio dell’insieme armonico. Il rapporto stesso con la muscolatura è sostanzialmente differente: il Kinesiologo/Kinesiopata utilizza i muscoli come strumenti diagnostici, come indicatori “neurologici”, per valutare le risposte corporee ed energetiche a differenti tipi di stress, siano essi fisici o strutturali, biochimici, energetici o anche emotivi e spirituali.

Lo stesso modello terapeutico esclude totalmente il ricorso ad apparecchiature elettromedicali: pur riconoscendo la validità di laser, ultrasuoni, ionoforesi ed altre apparecchiature, il kinesiopata non utilizza nessuno di questi strumenti, essendo la terapia basata sulle stimolazioni di punti riflessi, sulla facilitazione della circolazione dell’energia corporea attraverso attivazioni o micromanipolazioni, sulla eliminazione dei patterns strutturali che mantengono il corpo in condizioni di disequilibrio, associati a tanti altri modelli terapeutici di cui, in parte, abbiamo già dato un’idea nell’ambito di questo articolo. 

Un altro strumento terapeutico è l’utilizzo della fitoterapia e della nutrizione nel processo terapeutico; queste metodiche fanno parte dell’armamentario di base di ogni buon kinesiopata, essendo strumenti terapeutici indispensabili e fondamentali: lo studio delle abitudini alimentari, delle scelte dietetiche, la verifica della presenza di intolleranze alimentari o di carenze nutrizionali, sono componenti importanti per aiutare le persone a ritrovare il proprio equilibrio naturale.

test muscolare come strumento di comunicazione col profondo

Nella nostra visione i muscoli rappresentano effettori, cioè strumenti per la risposta e l’espressione, del sistema nervoso; la relazione fra essi e la capacità del sistema nervoso è estremamente diretta: la difficoltà di un muscolo a rispondere in maniera adeguata, se sottoposto a test, anche quando non ci sono né dolore né apparente malfunzionamento, può essere la manifestazione della alterazione non tanto del muscolo stesso, ma delle vie nervose o di organi che hanno innervazioni che a livello centrale si sovrappongono o interrelazionano.  I muscoli sono strumenti di espressione di chi siamo ed uno squilibrio energetico, una alterazione del funzionamento dei meridiani, una patologia disfunzionale degli organi, possono modificare la loro capacità di risposta. Non è possibile paragonare il test muscolare ad altre tecniche diagnostiche quali l’elettromiografia o a strumenti dinamometrici, poiché l’esecuzione di un test muscolare coinvolge l’intera persona, il suo atteggiamento posturale e i suoi modelli di reazione agli stress: quella che da taluni viene considerato un limite, la soggettività, cioè del test, dipendente dal testante e dal testato, è invece il suo punto di forza, poiché permette di rendere questa metodica diagnostico/terapeutica specifica per il paziente. Chiaramente solo l’esperienza e la sensibilità diventano elementi fondamentali per ottenere risposte chiare, efficaci e valide.

La necessità di differenziarci anche dalla Kinesiologia Applicata e dalle scuole da essa derivate, nasce anche da questo aspetto non secondario: molti confondono il test muscolare con una prova di forza, utilizzando una visione meccanicistica. La risposta che un Kinesiopata cerca nell’effettuare un test muscolare non è di conoscere quanta forza o resistenza una persona può opporre ad una spinta su un braccio o su una gamba ma ad evidenziare quelle sfumature che ci manifestano la capacità di risposta da parte del sistema nervoso allo stimolo che noi applichiamo al corpo del testato. Attraverso la risposta dell’”effettore/muscolo possiamo verificare se la somma degli elementi che stiamo valutando riduce o modifica la capacità globale del corpo di adattarsi agli stress, in relazione agli aspetti peculiari della nostra persona.

kinesiopatia come strumento risolutivo

L’intervento terapeutico del Kinesiopata non vuole limitarsi, quando è possibile, a togliere e rimuovere il dolore, sia esso acuto o cronico, ma è rivolto anche verso la ricerca delle condizioni ottimali individuali di benessere. Possiamo affermare che la parte educativa e preventiva riveste una componente importante non solo nella cura dei malesseri, ma anche nel garantire una qualità di vita ottimale. Conoscere ed identificare le aree, i sistemi energetici, gli schemi comportamentali che più frequentemente utilizziamo, identificare il nostro “meridiano” più soggetto a stress o la sfera energetica che più facilmente è sottoposta a squilibrio assume un ruolo importante nell’educazione alla salute.

Il test muscolare, come strumento diagnostico, associato alle tecniche specifiche sviluppate dalla kinesiologia o estrapolate da altre discipline, la capacità derivata dalla delicatezza della terapia cranio-sacrale di liberare il corpo da memorie che ci riportano sistematicamente negli stessi schemi di disequilibrio sono alcuni degli strumenti operativi che permettono di prendere in considerazione l’uomo ed i suoi malesseri come un essere che ha perso l’armonia e l’equilibrio. Il processo terapeutico, quindi, non è focalizzato sul singolo malessere o disturbo, sulle manifestazioni più eclatanti della malattia, che pure verranno prese in considerazione, ma sulla riequilibrazione globale, sulla ricerca di una armonia dell’intero insieme corpo e di questo con il proprio ecosistema.

Pertanto la Kinesiopatia è un percorso terapeutico che non si sofferma soltanto sugli aspetti tecnici, ma che necessariamente comporta anche un percorso di crescita e di sviluppo delle proprie caratteristiche peculiari e della propria sensibilità. Il Kinesiopata opera attraverso la conoscenza dell’anatomia, della fisiologia, della neurologia, della biochimica e delle scienze dell’alimentazione, della cinesiologia articolare ed altre discipline, ma anche attraverso la capacità di comunicare e percepire, la sensibilità del tocco e la sensitività nell’ascoltare i tessuti ed i sistemi corporei; questa componente non secondaria che deve essere sviluppata ed associata alle conoscenze del test muscolare, alla palpazione dei tessuti, al massaggio, alle micromanipolazioni della terapia cranio-sacrale per evitare che il lavoro del kinesiopata si riduca ad un mero processo meccanico.

Le capacità di comunicazione e di ascolto attivo permettono al terapeuta di aiutare il paziente a relazionare i propri malesseri fisici agli aspetti emotivi o spirituali della propria vita, rafforzando e rendendo più stabile il processo di cambiamento che conduce al benessere: non rientra fra le competenze del kinesiopata l’approccio psicoanalitico, ma non può essere trascurata la connessione fra vissuti emotivi, sensazioni e risposte corporee ad esse. I muscoli, le articolazioni, gli organi e gli apparati non sono parti meccaniche in movimento separate dagli aspetti intrinseci della persona, ma sono gli effettori attraverso cui si manifesta l’io profondo dell’individuo. La conoscenza profonda delle relazioni sistemiche, delle strutture fasciali, delle catene muscolari, delle relazioni organi/muscoli/meridiani permette al kinesiopata di esplorare e riconoscere gli schemi alterati che si presentano nel corpo: ascoltando la pulsazione fasciale, l’espressione del ritmo cranio-sacrale (il cosiddetto respiro primario) e le sue limitazioni o alterazioni, palpando i tessuti per riconoscere le aree di blocco neurolinfatico o le cisti energetiche, valutando le risposte corporee al test muscolare il kinesiopata è in grado di identificare i migliori strumenti per permettere al corpo quel cammino di riequilibrazione che porterà nel tempo ad una situazione di benessere.

francesco gandolfi

francesco.ckt@kinesiopatia.it

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Aggiornato il: 01 aprile 2000